venerdì 28 febbraio 2014
mercoledì 26 febbraio 2014
martedì 4 febbraio 2014
I CINQUE MINUTI Più IMPORTANTI DELLA MIA VITA _ esercizi di stile
Questa non è una storia di struggenti passioni, di intrighi e sotterfugi. Non narrerò di lussuriose cortigiane né di corrotti uomini di potere. In queste righe non c'è dottrina, politica o ideologia eppure la storia che vi sto per raccontare vi spiegherà come nacque in me la scintilla della dissidenza. Divenni militante in difesa dei diritti umani grazie all'esempio di chi diede la sua vita in cambio di un tesoro inestimabile: la Libertà!
Iniziò tutto in una calda sera di fine estate, ricordo come se fosse ieri l'odore dell'erba spalmata sui nostri jeans. Per tutto il pomeriggio io e i miei cugini, pargoli vivaci, avevamo giocato senza sosta nel giardino della nonna, quando ormai stanchi ci sedemmo a contemplar le stelle. La nostra attenzione venne di colpo rapita dal folgorante bagliore dei fuochi d'artificio, era la festa patronale della nostra piccola città. Un lampo di arguzia accese lo sguardo di mio cugino Marco che presto ci convinse a crear scompiglio tra la folla; in un batter d'occhio ci trovammo a fare lo slalom tra fenomeni da baraccone e signore corpulente: tutta la popolazione era in ghingheri per l'occasione mondana dell'anno. Paola, la più piccola di noi cominciò a lagnarsi senza sosta di fronte ad un banchetto che vendeva povere bestiole d'allevamento, puntava il dito insistentemente su un criceto obeso, l'unico a dormire in una gabbia ricolma di roditori impazziti. Io e Marco ci esaltammo subito all'idea di adottare quel coso buffo, così unimmo i nostri risparmi e lo portammo di corsa a casa, con l'accordo di un affidamento congiunto.
L'indomani arrivò il mio turno, sarei stata per una settimana l'unica responsabile di quell'esserino, così con aria trionfale mi recai dei miei cugini, presi la gabbietta e i semi di girasole e ritornai a casa mia. Portai quella palla di pelo dai mille nomi nella mia cameretta, ricordo di averlo osservato per ore dimenarsi da un angolo all'altro di quella piccola prigione. I giorni per l'esserino si susseguivano monotoni tra una pennichella e un pasto frugale, tuttavia l'istinto d'evasione era sempre presente in lui tanto da far riflettere la persona acerba quale ero, su temi molto importanti come la libertà, il libero arbitrio e il potere decisionale. Credo che durante il percorso di un'intera vita si riesca a maturare un senso critico solo mediante piccoli e utilissimi traumi. Come un tessuto muscolare in crescita subisce dei piccoli strappi così il nostro intelletto necessita di alcuni shock per ampliarsi. Ricordo bene lo strappo di quel giorno, non so dirvi se furono i cinque minuti più importanti della mia vita, ma so per certo che una scena così raccapricciante all’età di sei anni non l'avevo mai vista.
Quel giorno, come di consuetudine, poggiai sulla gabbietta il mio occhio attento da “Big Brother”, così da poter spiare il caro roditore. Con somma sorpresa lo vidi dimenarsi tra le sbarre e i trucioli di legno con le stesse movenze di una casalinga isterica. Tutto era apparentemente normale tranne che per un piccolo particolare, la bestiola si era mutilata nel tentativo di evadere, lasciando così la sua piccola manina penzolante in bella vista sulla porticina della sua prigione. Un cupo e pesante senso di colpa mi si poggiò sulle spalle: mi sentii per la prima volta il terribile aguzzino di quell'animale senza colpa. Provai vergogna e disappunto per me stessa. Dopo una lunga e sofferta contemplazione del caso, decisi a discapito di quelli che erano i miei obblighi verso gli alti proprietari del criceto, di aprire la gabbietta e donare così la cosa più preziosa alla bestiola: la libertà.
Ero felicissima di quel gesto, sapevo che nel perimetro della mia stanza non avrebbe corso rischi, ma avrebbe vissuto una vita decorosa tra gli anfratti della mia mobilia.
Amavo percepire la sua presenza solo attraverso squittii notturni e tracce di semi di girasole in ogni angolo, stava finalmente vivendo una vita da sorcio.
Tutto sembrava aver preso il giusto verso e il mio senso di colpa svanì lasciando posto ad una leggera ma gestibile apprensione.
Non trascorse molto tempo da quando l'apprensione si tramutò in terribile e agghiacciante disillusione. Una mattina come tante mi recai in cucina a far colazione, quando vidi il mio cane scodinzolante venirmi incontro con in bocca il povero criceto esanime. Non credevo ai miei occhi.
Nel giro di pochi giorni ebbi il secondo trauma, forse quello più significativo.
Compresi che la libertà ha un prezzo e a volte si paga con la vita. Compresi che chi non nasce libero difficilmente sopravvive alla libertà.
Compresi che è bene
non acquistare animali specie alle feste di paese.
Infine compresi che anche i cani sono bravi nella caccia al roditore.
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Un incontro in treno
+ è libero?
- Umh... si
+ Scusi, ma le sembra il caso di poggiare i piedi sul sediolino?
- Certo, ho camminato per tutto il giorno, sono stanco.
+ Questo non la legittima a...
- O senti non rompere, li ho tolti, siediti!
+ Non mi siedo fino a quando non avrà pulito il sediolino con un fazzoletto
- Cavoli tuoi.
+ Stizzita la donna prende un fazzoletto e va per pulire le orme evidenti degli anfibi del ragazzo.
- Hahahaha
+ Mi ride anche in faccia? Lei è un grandissimo scostumato, è colpa della gente come lei se questi treni fanno così schifo! Se la società tutta va a rotoli!
- Ma sta' zitta!
La donna guarda il ragazzo di fronte esterrefatta! Con grande disappunto si siede e poggia la borsa sulle gambe.
+ Le faccio presente che ora non aprirò bocca, non perchè me lo sta dicendo lei, ma perchè le persone come lei vanno evitate ed emarginate.
Così dicendo prende un libro dalla borsa pulisce i suoi occhiali da vista e con espressione spocchiosa comincia a leggere.
- Cosa leggi?
…
La donna da uno sguardo fulminante al suo interlocutore e non gli porge risposta.
- Senti, scusa, non volevo farti arrabbiare.
+ Tranquillo, mi lasci stare ora.
Il ragazzo ammutolito la fissa per qualche istante, poi si rimette a sonnecchiare.
"A CAUSA DI UN GUASTO SULLA TRATTA NAPOLI-ROMA. L'ORARIO DI ARRIVO SUBIRà DELLE VARIAZIONI.
CI SCUSIAMO PER IL RITARDO."
+ O fantastico! Trenitalia sa cosa me ne faccio delle sue scuse? Maledizione, proprio oggi che ho lezione!
- Cosa fai? studi?
La donna da un'altra occhiata fulminante al ragazzo
+ Si, quello che avrebbe dovuto fare anche lei, almeno avrebbe imparato le buone maniere e il giusto comportamento d'avere in società.
- O certo, avevo dimenticato, è colpa della gente come me se questo treno fa schifo.
+ Si... anche.
- Non credevo che un paio di piedi su un sedile potessero addirittura provocare guasti alla linea ferroviaria. Cavolo non si smette mai di imparare!
+ Senta, la sua ironia sa dove può mettersela?
- Ops, sbaglio o stai perdendo anche tu le buone maniere?
+ Non raccoglierò le sue basse provocazioni, ora se non le dispiace …
- è così interessante quel libro? Di che parla?
+ Se non la smette di interrompermi forse riuscirò a capirlo!
- Ok ok...
Il ragazzo mette gli auricolari e comincia a fischiettare battendo il piede a tempo di musica
La donna alza gli occhi al cielo, chiude il libro sbattendolo e grida
+ Ma cosa ho fatto di male?? Che diavolo è oggi, venerdì 13?
Il ragazzo si blocca e la fissa.
- Ti senti bene? Posso aiutarti?
+ Mi prendi per per culo?
- Signorina lei è davvero una scostumata!
+ Ma falla finita!
- Era ora! Finalmente mi dai del TU!
+ Questo è utile per avere un po' di silenzio?
- Veramente credo che sia utile ad avere un po' di dialogo.
+ Le persone come te le odio, se ne fregano del rispetto e della privacy.
- Addirittura?? Sai che è cattiva educazione non rispondere ad una domanda?
+ Cosa vuoi??
- Voglio sapere cosa studi.
+ Scienze della comunicazione, vuoi sapere altro? Posso continuare a leggere ora?
- Strano...
+ Cosa? Cosa è strano?
- É strano il fatto che cerchi di imparare sui libri qualcosa che non ami.
+ Chi ti dice che non amo ciò che studio?
- Me lo dice la tua chiusura al dialogo.
+ Ma falla finita, cosa ne sai tu, che cosa fai nella vita? Dall'aspetto sembri uno senza arte nè parte,uno di quelli che fanno della propria vita un continuo gioco, senza avere alcuna utilità sociale.
- Wow, sui libri impari a giudicare le persone così grossolanamente?
+ Idiota...
Ciò che trovo nello studio mi aiuta ad avere padronanza dei mezzi linguistici ed argomentativi per poter meglio analizzare i processi di comunicazione della società globale odierna, analizzando così fenomeni politici, giuridici ed economici completamente oscuri ad un caprone ignorante come te.
Il ragazzo compiaciuto comincia ad applaudire
- Brava, brava! Hai imparato la lezione come una brava scolaretta, ma mi dispiace sfatare i tuoi miti di grandezza:
la tua spocchia inverosimile ha messo un bel muro tra te e la società, apri gli occhi, la società è formata da tutte le persone che ti circondano, me compreso.
Sai cucinare?
+ Si ma cosa c'entra?
- Come hai imparato?
+ Che domande, così … provando... dove vuoi arrivare?
- Solitamente assaggi ciò che cucini?
+ Si, te no?
- Anche quando segui un ricettario?
+ Ma certo!! allora??
- A cosa ti serve allora studiare comunicazione se non comunichi neppure con il prossimo?
+ Stai facendo un'analisi semplicistica della cosa e poi non voler perdere tempo in chiacchiere non significa che io non stia comunicando, al contrario: rifiutarmi di comunicare è comunicarti che non voglio comunicare.
- Ok, forse era meglio non rivolgerti la parola, mi stai facendo venire mal di testa.
+ Ecco bravo, te l'avevo detto …
- Ma continuo a non capire.
+ Cosa?
- Continuo a non capirla questa società, vedo di continuo persone che comunicano senza dirsi nulla.
Un po' come me e te ora.
La ragazza lo fissa in silenzio cercando di scrutare i pensieri di quel buffo personaggio, non rivolgendogli più la parola fino alla sua ultima fermata.
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La gioconda _ monologo informale di dubbia morale
Da quando sono qui, le giornate iniziano tutte allo stesso modo.
Si accendono le luci, si aprono le porte e inizia lo show.
Davanti a me il solito grappolo di uomini curiosi, a volte delusi, alcuni ispirati.
Molti sono lì, imbambolati: cercano la sublimazione con lo stesso accanimento di una donna frigida alla ricerca dell'orgasmo. Alcuni si illudono di entrare in connessione con il mio più profondo mistero. Mistero che francamente non saprei svelare.
Cercano affannosi un significato sfuggevole, mistificato.
Accalcati mi osservano per ore. Spero che non notino i miei punti neri.
Ah, quando c'eri tu non avevo di questi problemi, mi ritoccavi in continuazione, con una tale maestria che i chirurghi estetici di oggi, se la sognano.
Io sono un gabbiano, no, scusate sono la Gioconda, sì ma cosa c'entra?
Di cosa stavamo parlando? Ah già della noia.
Che tu sia maledetto mio tenero amante, mi hai costretta in uno spazio angusto per l'eternità.
Ricordi? Un tempo non mi concedevi a nessuno, eravamo sempre insieme, mi trascinavi di viaggio in viaggio come il più prezioso dei tuoi effetti personali. Io ero il tuo santino e tu il mio devoto.
Sembra trascorso solo un giorno dal nostro primo incontro.
Che anni magici quelli del rinascimento! Non esistevano macchine fotografiche e quel costolone di mio marito, Francesco di Barlomeo, ci lasciava soli per ore ed ore affinchè completassi il mio ritratto... sì certo, il ritratto.
A distanza di secoli sono ancora qui, intrappolata in quel fulgido momento; ma la mia mente vola a quel giorno ... e chi se lo scorda più!
Mi prendesti con veemenza maschia sotto al Ponte Buriano, a proposito, mi hanno riferito che quel ponte ora è frequentato dai tossici di borgata, ai tempi nostri invece era tutta un'altra cosa.
Era un luogo d'élite per personcine ammodo come noi.
Da manzo maremmano che eri, mi sbatacchiasti tutta, ricordo che ritornammo allo studiolo come due selvaggi , tu prendesti il pennello rapito da una folgorante esaltazione e subito ritraesti la mia espressione da babbiona, gaudente e appagata, peccato che all'epoca non ci fossero le sigarette, in quel momento ne avrei fumata volentieri una.
Che noia, ad oggi non mi restano che fosche rimembranze.
Che tu sia maledetto mio tenero amante, ma non potevi ritrarmi in una posizione più comoda?
Oggi mi ha chiamata la Maja, quella desnuda, dice che sta tutto il tempo a grattarsi, quanto la invidio! Mica come me che ho le braccia tutte anchilosate e sto seduta come se avessi un palo su per la schiena. Il mio psicanalista invece dice che soffro di disturbo paranoide ossessivo, dice che la devo smettere di sentirmi osservata e giudicata, dice che la mia condizione è assolutamente normale che devo stare tranquilla perché sono un quadro famoso e i quadri non possono avere psicosi di questo genere.
A Leonà, ma non potevi imprimermi nella mente come fanno tutte le persone normali quando sono innamorate?
Mi dovevi proprio immortalare su tela!? Per carità, c'è chi venderebbe la propria madre per essere immortale, ma sfido chiunque a tenere questa posa per più di 2 ore, per non considerare l'affluenza di dottoroni muniti di riga e squadretta che tracciano sezioni auree, geometrie improbabili e miti sui possibili codici massonici nascosti nelle mie proporzioni. Rido, non posso fare altro, mica posso raccontare a tutti a cosa pensavi e le porcellate che dicevi mentre mi dipingevi, tranquillo saprò tenere il segreto, anche perchè solitamente i quadri non parlano.
Ora si spengono le luci, il museo sta chiudendo. Il gregge di voyeur si dirada a poco a poco, cala il finalmente silenzio.
Riesco finalmente a sentire lo scrosciare dalle acque della Val di Chiana, il dolce fruscio della natura che mi attornia;
In fin dei conti sono una donna gioconda e anche fortunata.
Che tu sia benedetto mio tenero amante, per aver legato in eterno il mio nome al tuo, nessun gioiello avrebbe comparato il valore di questo dono che tu hai fatto a me.
Distendo or lieta le braccia.
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