martedì 4 febbraio 2014

I CINQUE MINUTI Più IMPORTANTI DELLA MIA VITA _ esercizi di stile



Questa non è una storia di struggenti passioni, di intrighi e sotterfugi. Non narrerò di lussuriose cortigiane né di corrotti uomini di potere. In queste righe non c'è dottrina, politica o ideologia eppure la storia che vi sto per raccontare vi spiegherà come nacque in me la scintilla della dissidenza. Divenni militante in difesa dei diritti umani grazie all'esempio di chi diede la sua vita in cambio di un tesoro inestimabile: la Libertà!
 
Iniziò tutto in una calda sera di fine estate, ricordo come se fosse ieri l'odore dell'erba spalmata sui nostri jeans. Per tutto il pomeriggio io e i miei cugini, pargoli vivaci, avevamo giocato senza sosta nel giardino della nonna, quando ormai stanchi ci sedemmo a contemplar le stelle. La nostra attenzione venne di colpo rapita dal folgorante bagliore dei fuochi d'artificio, era la festa patronale della nostra piccola città. Un lampo di arguzia accese lo sguardo di mio cugino Marco che presto ci convinse a crear scompiglio tra la folla; in un batter d'occhio ci trovammo a fare lo slalom tra fenomeni da baraccone e signore corpulente: tutta la popolazione era in ghingheri per l'occasione mondana dell'anno. Paola, la più piccola di noi cominciò a lagnarsi senza sosta di fronte ad un banchetto che vendeva povere bestiole d'allevamento, puntava il dito insistentemente su un criceto obeso, l'unico a dormire in una gabbia ricolma di roditori impazziti. Io e Marco ci esaltammo subito all'idea di adottare quel coso buffo, così unimmo i nostri risparmi e lo portammo di corsa a casa, con l'accordo di un affidamento congiunto.
L'indomani arrivò il mio turno, sarei stata per una settimana l'unica responsabile di quell'esserino, così con aria trionfale mi recai dei miei cugini, presi la gabbietta e i semi di girasole e ritornai a casa mia. Portai quella palla di pelo dai mille nomi nella mia cameretta, ricordo di averlo osservato per ore dimenarsi da un angolo all'altro di quella piccola prigione. I giorni per l'esserino si susseguivano monotoni tra una pennichella e un pasto frugale, tuttavia l'istinto d'evasione era sempre presente in lui tanto da far riflettere la persona acerba quale ero, su temi molto importanti come la libertà, il libero arbitrio e il potere decisionale. Credo che durante il percorso di un'intera vita si riesca a maturare un senso critico solo mediante piccoli e utilissimi traumi. Come un tessuto muscolare in crescita subisce dei piccoli strappi così il nostro intelletto necessita di alcuni shock per ampliarsi. Ricordo bene lo strappo di quel giorno, non so dirvi se furono i cinque minuti più importanti della mia vita, ma so per certo che una scena così raccapricciante all’età di sei anni non l'avevo mai vista.
Quel giorno, come di consuetudine, poggiai sulla gabbietta il mio occhio attento da “Big Brother”, così da poter spiare il caro roditore. Con somma sorpresa lo vidi dimenarsi tra le sbarre e i trucioli di legno con le stesse movenze di una casalinga isterica. Tutto era apparentemente normale tranne che per un piccolo particolare, la bestiola si era mutilata nel tentativo di evadere, lasciando così la sua piccola manina penzolante in bella vista sulla porticina della sua prigione. Un cupo e pesante senso di colpa mi si poggiò sulle spalle: mi sentii per la prima volta il terribile aguzzino di quell'animale senza colpa. Provai vergogna e disappunto per me stessa. Dopo una lunga e sofferta contemplazione del caso, decisi a discapito di quelli che erano i miei obblighi verso gli alti proprietari del criceto, di aprire la gabbietta e donare così la cosa più preziosa alla bestiola: la libertà.
Ero felicissima di quel gesto, sapevo che nel perimetro della mia stanza non avrebbe corso rischi, ma avrebbe vissuto una vita decorosa tra gli anfratti della mia mobilia.
Amavo percepire la sua presenza solo attraverso squittii notturni e tracce di semi di girasole in ogni angolo, stava finalmente vivendo una vita da sorcio.
Tutto sembrava aver preso il giusto verso e il mio senso di colpa svanì lasciando posto ad una leggera ma gestibile apprensione.
Non trascorse molto tempo da quando l'apprensione si tramutò in terribile e agghiacciante disillusione. Una mattina come tante mi recai in cucina a far colazione, quando vidi il mio cane scodinzolante venirmi incontro con in bocca il povero criceto esanime. Non credevo ai miei occhi.
Nel giro di pochi giorni ebbi il secondo trauma, forse quello più significativo.
Compresi che la libertà ha un prezzo e a volte si paga con la vita. Compresi che chi non nasce libero difficilmente sopravvive alla libertà.
Compresi che è bene
non acquistare animali specie alle feste di paese.
Infine compresi che anche i cani sono bravi nella caccia al roditore.   

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